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Patto sociale sull'utilizzo consapevole del tempo e delle tecnologie

Autore: admin

Tornano i laboratori gratuiti offerti da Area Giovani, centro per adolescenti del Comune di Ferrara, rivolti a ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 19 anni.

Le attività, finanziate dall’Assessorato alle Politiche Giovanili, includono corsi su fumetti manga, inglese e innovazione digitale, ma la grande novità per l’anno 2025-2026 è l’introduzione del laboratorio di educazione sportiva denominato “Giovani Sport.” L’Assessore alle Politiche Giovanili Chiara Scaramagli sottolinea l’importanza di questi investimenti per intercettare le esigenze dei giovani e di come lo sport sia considerato un percorso formativo completo per l’equilibrio tra corpo e mente. Il nuovo laboratorio sportivo, che inizierà a novembre, mira a promuovere valori come il benessere, l’aggregazione e la crescita personale.

Perché partecipare?

Perchè queste attività mirano a:

1. Promuovere l’equilibrio e la crescita personale: l’attività sportiva è considerata parte integrante dell’educazione della persona nel suo complesso, capace di accompagnare i giovani verso un equilibrio tra corpo, mente e relazioni sociali.

2. Sviluppare competenze sociali e abbattere barriere: lo sport in particolare ha il potere di abbattere barriere, favorire la socializzazione, l’aggregazione e l’inclusione. Favorisce inoltre la coesione comunitaria.

3. Rafforzare l’autostima e la consapevolezza: queste attività sono un potente mezzo per misurarsi con se stessi, rafforzare l’autostima, e prendere consapevolezza del proprio corpo e delle proprie capacità.

4. Aiutare a superare difficoltà: l’approccio offerto aiuta a superare difficoltà personali o familiari.

5. Educare ai valori: Il laboratorio ‘Giovani Sport’ è pensato per promuovere valori fondamentali quali il benessere fisico e mentale, e la crescita personale attraverso disciplina e condivisione. L’obiettivo è anche aiutare i ragazzi a scoprire il valore dello sport e a innamorarsene.

Leggi di più su:
https://www.cronacacomune.it/

Papa Leone XIV: lo sport valorizza la concretezza dello stare insieme

Il 15 giugno 2025 la Basilica di San Pietro si è trasformata in un’arena di speranza: il Giubileo dello Sport ha riunito atleti, famiglie e dirigenti per celebrare la dimensione educativa del gioco. Durante l’omelia, Papa Leone XIV ha definito lo sport «mezzo prezioso di formazione umana e cristiana».

Ma il passaggio più incisivo riguarda il rapporto fra pallone e pixel: «In una società sempre più digitale in cui le tecnologie, pur avvicinando persone lontane, spesso allontanano chi sta vicino, lo sport valorizza la concretezza dello stare insieme, il senso del corpo, dello spazio, della fatica, del tempo reale. Così, contro la tentazione di fuggire in mondi virtuali, esso aiuta a mantenere un sano contatto con la natura e con la vita concreta, luogo in cui solo si esercita l’amore (cfr 1Gv 3,18).».

Questo richiamo non nega le potenzialità della rete, ma ci ricorda che ogni innovazione va misurata anche sull’impatto relazionale.

La riscoperta del corpo e del tempo reale è forse la sfida più urgente. Ore di “scroll” continuo e riunioni virtuali erodono la percezione dei limiti tra realtà fisica e digitale; lo sport, al contrario, restituisce il senso della fatica condivisa e l’educazione al ritmo.

E’ un invito che risuona con la missione di Alleanza Digitale, progetto nato per promuovere un uso consapevole della rete e del corpo e nel contempo creare ponti in un’epoca dove i device favoriscono sì la connessione, ma non garantiscono l’incontro.

Leggi il testo integrale dell’omelia

Scopri di più sul Giubileo dello sport

La notizia sul sito del Coni

 

Patto per l’uso dello smartphone (prima della consegna)

Adesso disponi di un cellulare. È una grande novità sia per te che per noi. Forse lo aspettavi da tempo. Forse ti fa sentire più grande, più libero, e questa è una cosa bella. È bello che tu abbia voglia di crescere, ma… non tutto in una volta.
Il cellulare è uno strumento meno banale di quello che sembra, anche se lo vedi e, in parte, lo usi già da anni, tanto che a volte ti può sembrare di padroneggiarlo completamente. 
Perché tu possa usarlo in modo sereno e consapevole facciamo un patto tra noi, diamoci alcune regole.

  1. Il cellulare è per te ma non è tuo. Vuol dire che puoi usarlo solo in alcuni momenti, quando serve e quando non disturba. Quello che c’è dentro al cellulare, sarà condiviso con noi.
  2. Rispondi sempre alle nostre chiamate.
  3. Scambia messaggi solo con persone che conosci nella vita reale e avvisaci sempre se uno sconosciuto ti contatta. Non rispondere a numeri che non conosci o a numeri coperti.
    Con il cellulare puoi sentire vicine le persone importanti per te anche quando non ti sono accanto. A volte basta una faccina o un commento divertente per sentirsi insieme. È bello.
  4. Quello che scrivi, la faccina che mandi, la tua voce registrata provocano reazioni reali nelle persone che li ricevono, proprio come capita a te con i messaggi degli altri. Proprio per questo il cellulare non va usato per mentire, prendersi gioco di qualcuno o ingannare gli altri. Non prendere parte con a conversazioni che potrebbero danneggiare altre persone, anche quando non ti sono simpatiche o quando non le conosci bene.
  5. Da oggi dovrai essere più responsabile di quello che comunichi alle altre persone. Tutti siamo responsabili di quello che diciamo sul web, proprio come nei rapporti faccia a faccia. Sul web si possono ferire gli altri e si possono commettere reati veri, azioni contro la legge anche gravi. E non è vero che essendo minorenne puoi fare tutto quello che vuoi.
    Protetti da uno schermo si possono dire o scrivere ad altre persone anche cose pesanti, che non si direbbero mai guardandosi in faccia. Se senti che stai per farlo, immagina di essere a tu per tu con quella persona. Se pensi che non lo diresti, o che non ti sentiresti apposto, allora non scrivere.
  6. Internet è un ambiente che ti permette di conoscere tante cose che non sai. Ce ne sono di utili, importanti, divertenti, belle – ma anche molte di stupide, dannose, violente. Impegnati a cercare in Internet cose non solo divertenti ma anche interessanti. Quando controlleremo insieme il tuo smartphone vedremo insieme alcuni di questi contenuti e se non saranno adatti alla tua età potremo anche limitare o sospendere l’uso dello smartphone.
  7. Decideremo insieme le app da scaricare prendendoci il tempo per conoscerle.
  8. Ricordati sempre che nel web tutto rimane. Anche se cancelli quello che hai scritto a un amico, o un contenuto che hai postato da qualche parte, potrà sempre essere rintracciato. Perciò, pensaci almeno due volte prima di mandare un messaggio, una fotografia, un video. Se hai un dubbio, parlane con noi e insieme a te lo risolveremo.
  9. Sei una persona preziosa. Se vuoi fotografare le tue parti intime per inviare l’immagine a qualcuno a cui tieni pensando che sia un gesto di complicità, un segno di fiducia… Se vuoi fotografarti mentre sei con lui o con lei… Beh, metti in conto che gli amici possono prestarsi il telefono, e che i rapporti cambiano nel tempo. Basta un cellulare incustodito, basta un litigio domani o tra sei mesi, perché la tua fotografia arrivi nelle mani di chiunque, persone che conosci e perfetti sconosciuti. Perciò, se ti viene voglia di fotografarti… non farlo.
    Se ricevi immagini intime di tuoi coetanei, sappi che conservarle e inviarle è un reato grave. Per questo non ricevere, inviare o conservare foto delle tue parti intime o di un’altra persona.
  10. Se il cellulare si rompe, se lo perdi, se te lo rubano perché non sei stato attento sarai responsabile dei costi di riparazione o sostituzione. Per i soldi ti organizzerai con i tuoi risparmi o con lavoretti vari.
  11. Ci sono dei momenti nei quali usare il cellulare è molto utile, altri invece in cui è meglio non utilizzarlo, per dare più importanza alle persone che stanno insieme con te, ma anche ad alcune attività che stai facendo e su cui magari devi stare concentrato. Questi sono i momenti e luoghi in cui ti chiediamo di non usare il cellulare: a tavola, in camera tua, mentre fai i compiti (guarderai cosa devi fare per il giorno dopo sul registro, ma poi meglio che lo porti in cucina e lo lasci li mentre studi e finchè non avrai finito di fare tutti i compiti). Decideremo noi quando darti il cellulare per andare a scuola, e se qualche sera potrai usarlo dopo cena.
  12. Anche noi quando siamo a tavola, in famiglia, quando parliamo con te, ci impegniamo a non usare il cellulare. Se dovremo farlo per qualche ragione te lo diremo.

Ecco, questo è il nostro patto. Se violerai le regole ci saranno delle conseguenze.  Potremo anche concordarle, ma saranno proporzionate ai tuoi comportamenti. Se la cosa è grave potrà esserci anche la sospensione dell’uso del cellulare. Altrimenti dovrai fare qualcosa per rimediare il tuo errore.
Ogni eccezione a queste regole dovrà essere concordata: stiamo imparando insieme una cosa nuova, diamoci il tempo per migliorare. Tra un mese verifichiamo se e come le regole hanno funzionato.

Patto per l’uso dello smartphone (già in uso)

PATTO dal latino pactum, radice di pax pacis, pace

Ti abbiamo dato qualche tempo fa il cellulare e lo stai utilizzando per fare moltissime cose, alcune delle quali sono molto importanti. Dato che teniamo molto alla tua capacità di apprendere e alla tua salute, vogliamo concordare con te alcune modalità di utilizzo in modo che questo strumento sia veramente utile per te.

Come sai con questo strumento si possono fare cose molto interessanti, utili e divertenti, ma se non si è cauti anche molto dannose per se stessi e per gli altri. Noi stessi a volte ci troviamo in difficoltà nell’utilizzare questi dispositivi in modo sicuro ed equilibrato: per questo è importante che ci alleiamo per poter usare al meglio queste tecnologie concordando alcune regole. Speriamo tu capisca che il nostro compito è crescerti in modo che tu possa diventare un adulto saggio e responsabile, che sa sfruttare il meglio di queste tecnologie, senza esserne dominato.

  1. L’utilizzo dello smartphone, dal momento in cui si connette in rete e finchè non avrai 18 anni, avviene sotto la nostra completa responsabilità. Firmiamo noi il contratto telefonico, per legge siamo responsabili di tutto ciò che tu fai in rete e della tua sicurezza on-line. Ti stiamo dando una grande fiducia sulla base delle poche regole che concorderemo insieme.
  2. Ricorda sempre che il web non è virtuale, si possono commettere reati veri anche gravi. Quindi fai sempre attenzione a quello che condividi e che scrivi.
  3. Il cellulare non è tuo; ne disponi ma il suo contenuto va sempre condiviso con noi. Per questo sapremo quindi sempre quale è la tua password. Potremo anche chiederti di vedere insieme cosa c’è sul tuo cellulare. Non per farci i fatti tuoi, ma per poterti proteggere.
  4. Quando ti chiamiamo al telefono ricordati che devi sempre rispondere; invece evita di rispondere a numeri anonimi.
  5. Lo smartphone verrà spento la sera alle ore e riacceso alle ore _del mattino. Non potrai tenerlo in camera tua la notte, nemmeno come sveglia, per una questione di salute.
  6. Posto che il cellulare non si usa a tavola né quando qualcuno ti parla, concordiamo insieme per quanto tempo e in quali occasioni lo potrai utilizzare durante il giorno:
    Mattina: ___________ Pomeriggio: _____________ Sera: ____________
  7. Ricordati che il cellulare non va usato per mentire, prendersi gioco di qualcuno o ingannare gli altri; non prendere parte a conversazioni che potrebbero danneggiare le altre persone; non dire o scrivere niente che non diresti di persona davanti all’altro.
  8. Sei una persona preziosa. Se vuoi fotografare le tue parti intime per inviare l’immagine a qualcuno a cui tieni pensando che sia un gesto di complicità, un segno di fiducia… Se vuoi fotografarti mentre sei con lui o con lei… Beh, metti in conto che gli amici possono prestarsi il telefono, e che i rapporti cambiano nel tempo. Basta un cellulare incustodito, basta un litigio domani o tra sei mesi, perché la tua fotografia arrivi nelle mani di chiunque, persone che conosci e perfetti sconosciuti. Perciò, se ti viene voglia di fotografarti… non farlo. Se ricevi immagini intime di tuoi coetanei, sappi che conservarle e inviarle è un reato grave.
  9. Ricordati che nel web tutto rimane quindi pensaci sempre molto bene prima di scrivere o condividere qualcosa di importante, e se hai un dubbio chiedi un consiglio e insieme a te risolveremo.
  10. Ci sono dei momenti nei quali usare il cellulare è molto utile, altri invece in cui è meglio non utilizzarlo, per dare più importanza alle persone che stanno insieme con te, ma anche ad alcune attività che stai facendo e su cui devi magari devi stare concentrato. Questi sono i momenti e luoghi in cui ti chiediamo di non usare il cellulare: a tavola, in camera tua, mentre fai i compiti (guarderai cosa devi fare per il giorno dopo sul registro, ma poi meglio che  lo porti in cucina e lo lasci li mentre studi e finchè avrai finito di fare tutti i compiti). Decideremo noi quando darti il cellulare per andare a scuola, e se qualche sera potrai usarlo dopo cena.

È Stretta su social e smartphone: è giusto vietare o meglio educare? Risponde il Cyber Psicologo

L’accorato appello a vietare per legge l’uso dei cellulari fino ai 14 anni e l’iscrizione ad ogni social prima dei 16, due proposte che fanno discutere, portate avanti, ormai da diverso tempo, da alcuni professionisti che hanno posizioni più radicali sul rapporto tra i giovani e lo smartphone. Il Cyber Psicologo Gianluca Frozzi ci spiega perché si tratta di una riflessione che non può essere rimandata. Ma serve un patto per l’uso equilibrato del tempo, del corpo e della tecnologia, sottolinea l’esperto. A Ferrara, il progetto “Alleanza Digitale”, promosso e sostenuto da Fondazione Estense, affronta l’impatto dell’uso eccessivo dello smartphone sugli adolescenti e sui genitori, attraverso un approccio pedagogico propositivo, focalizzato sulla consapevolezza, sull’offerta di alternative, sul recupero della dimensione corporea e spaziale, e sul coinvolgimento attivo della comunità educante.

E’ appello degli esperti: “Vietare lo smartphone sotto i 14 anni e i social sotto i 16”. A chiedere una stretta per legge sono pedagogisti e psicologi con una petizione lanciata a settembre scorso cui hanno aderito anche personalità del mondo dello spettacolo.

La proposta ha immediatamente suscitato un vivace dibattito, polarizzando l’opinione pubblica. Da un lato chi mette in guardia dai pericoli derivanti da una condizione di “iperconnessione”. Dall’altro chi sottolinea come, nell’attuale scenario socio-culturale, le tecnologie digitali rappresentino un requisito imprescindibile, persino per l’iscrizione universitaria.

I sostenitori dell’appello motivano la loro posizione adducendo evidenze scientifiche provenienti dalla neurobiologia. Le neuroscienze, infatti, dimostrerebbero che i processi di socializzazione e di acquisizione di conoscenza subiscono un deficit nel loro pieno sviluppo qualora si verifichi un’esposizione eccessiva a smartphone e piattaforme social. In particolare, si evidenzia come un uso precoce e intensivo di tali dispositivi in età evolutiva possa incrementare l’insorgenza di problematiche quali la deprivazione sociale, la carenza di sonno e la frammentazione dell’attenzione. Il dibattito è aperto anche tra i genitori. Ne abbiamo parlato con un esperto specializzato in psicologia digitale.

Si tratta di un’emergenza Dottor Frozzi? È giusto vietare? O è meglio educare?

Si tratta di un’emergenza, ma educativa – esordisce l’esperto. Come tutte le innovazioni, anche l’avvento dello smartphone a portata di tutti, anche dei minorenni, porta con sé rischi e opportunità. È chiaro quindi che va usato con consapevolezza. Concordo che i neonati non debbano essere esposti agli schermi, e qui la consapevolezza devono averla in primis le giovani madri, evitando, ad esempio, di guardare lo smartphone mentre allattano: le prime interazioni sociali dei neonati, si sviluppano infatti in quei momenti. Questo strumento, ormai nelle mani di tutti noi, fa sì che i bambini inizino a chiederlo in età sempre più precoce. Non sono d’accordo con il divieto, è uno strumento che ormai è pervasivo ma ha delle funzionalità utili in ogni ambito della vita: lavoro, tempo libero, famiglia, ecc. Anche a scuola: è vero che le neuroscienze citano tanti casi di danni in conseguenza all’abuso del digitale, ma ci ricordano anche che il cervello delle Gen Z e Gen Alpha è differente anche a livello neurobiologico, come è differente il loro modo di apprendere. Ritengo che un buon compito di educatori, genitori e insegnanti sia quello di iniziare ad usare insieme ai ragazzi questi strumenti, in momenti protetti e condivisi, in cui il minore abbia l’opportunità di fruire dello smartphone insieme a mamma, papà o altre figure adulte di riferimento. I genitori possono concordare con loro delle attività da fare insieme (es. guardare un video divertente, ascoltare una canzone, un semplice videogioco).

Quali sono i rischi da iperconnessione?

I rischi si verificano quando si lascia lo smartphone a bambini o adolescenti senza prima aver condiviso attività digitali insieme con loro, da dove originino regole di uso concordate. Questi dispositivi sono stati infatti progettati per favorire una sempre maggiore interazione e il rischio è che si sviluppi un cattivo rapporto, con conseguenze negative a livello emotivo e cognitivo. Alcuni esempi: troppo tempo al telefono, troppe notifiche, il continuo scroll di tiktok. Oppure quelle che ho definito “abitudini digitali assorbenti”, che ci incollano allo smartphone, come il “vamping”, cioè restare svegli di notte per interagire con lo smartphone, o la F.O.M.O. ovvero la paura di essere “tagliati fuori” da attività che i coetanei postano sui social e che crediamo essere più interessanti delle nostre. Oppure credere a fake news o a pregiudizi che ci ingannano sulla vita patinata degli altri o su come dovremmo condurre la nostra; ad es. se un mio amico o conoscente ha il profilo social pieno di mete esotiche, penso che passi la vita in viaggio, ma in realtà sceglie lui/lei cosa e quando postare: magari viaggia tre giorni all’anno e nei successivi mesi continua a pubblicare le foto di quei “soli” tre giorni di viaggio.

È vero i rischi sono tanti, ma la proibizione, personalmente, rischia di aumentare ancora di più nei giovanissimi la voglia di avere lo smartphone: piuttosto è meglio educarli a un utilizzo consapevole.

Forse bisognerebbe chiedersi che cosa vanno a riempire questi social. Alcuni esperti sottolineano che il mondo degli adulti non riesce più ad ascoltare i ragazzi e le emozioni “disturbanti” che a volti i figli mettono sul piatto. Che cosa ne pensa Dott. Frozzi?

Premetto che il ruolo di educatore (genitore, nonno, zio, insegnante o operatore che sia), è uno dei ruoli più difficili. La sua domanda però aiuta a ricondurre il problema: i genitori e gli insegnanti prima di tutto devono diventare essi stessi consapevoli di come usano i media, cercando di costruire un dialogo con i giovani. Sia chiaro: viviamo in un’epoca dove è tutto più fast, i giovani usano strumenti che fino a una trentina di anni fa noi (abituati al Nokia 3310 o alla prima “Play”) non ci saremmo neanche sognati, e che gestiscono molto abilmente dal punto di vista tecnico…ma non altrettanto bene dal punto di vista della consapevolezza. Ecco, questo è il terreno dove possiamo ricostruire un dialogo: la consapevolezza, ancora prima dell’utilizzo del mezzo, è relativa alle competenze trasversali: ascolto attivo, empatia, pensiero critico, curiosità di cosa fanno sui dispositivi. Se io sono autoconsapevole di come utilizzo un media, allora so autoregolarmi. 

Se “bollo” a priori come sciocco un comportamento digitale, come ad esempio un video di un influencer, e intimo a mio figlio di smetterla subito di guardarlo, il bambino, e l’adolescente soprattutto, lo percepirà come un bisogno di affermazione negato. E se invece, lo chiamassi in causa, chiedendogli cosa ci trova di tanto interessante in quel contenuto? Approcci come questo favoriscono il confronto, un terreno di dialogo tra generazioni diverse, che hanno idee, abitudini e strumenti diversi. I giovani oggi ci comunicano e si manifestano con questi mezzi di comunicazione: digitale, social, trap. In un’epoca dove le famiglie sono sempre più frammentate, dobbiamo cercare di ricostruire un dialogo positivo tra i giovani e i loro adulti “significativi”.

 

La famiglia da sola non ce la fa, dicono, serve una legge. In molti l’hanno considerata una proposta limitata, dal momento che sono gli adulti per primi ad essere instancabilmente iperconnessi. Forse parlare di un problema, ci permette di dire che esiste il problema, anche nel mondo degli adulti?

Effettivamente penso che negli ultimi anni sempre più genitori stiano progressivamente delegando all’esterno la responsabilità genitoriale: se i figli vanno male a scuola è per forza colpa dei docenti, se stanno troppo attaccati ai media è colpa del mezzo e quindi va proibito, e tantissime altre situazioni analoghe…dov’è finito il confronto? Il confronto costa fatica, ma è il miglior strumento intergenerazionale per esprimerci, condividere esperienze, comprenderci! Proibendo si stabilisce che io ho ragione solo perché sono adulto e tu giovane hai torto e fai quello che dico io. Molti adulti si puliscono la coscienza proibendo e delegando così la loro responsabilità genitoriale.

Come genitore, quali rappresentazioni mentali sulla vita sto trasmettendo ai miei figli? Se torno a casa dal lavoro e sono il primo a isolarmi sui social, se ho un atteggiamento aggressivo sui social, o rispondo al telefono per un’urgenza lavorativa durante i pasti, mentre mio figlio non può toccare lo smartphone, che esempio sto dando? I figli apprendono anche osservando i comportamenti degli adulti: è il modelling di Bandura.

Dobbiamo quindi prima riflettere sul nostro rapporto di adulti con smartphone e device, e poi cercare di comprendere, attraverso il dialogo e la condivisione di esperienze, situazioni nuove: ecco allora che genitori e nonni possono capire insieme a figli e nipoti come funziona un videogioco, cos’è un meme, perchè ci sono rimasti tanto male dopo un commento, perchè seguono quell’influencer che, secondo noi adulti, è tutt’altro che interessante. 

Avventurarsi, insieme ai figli o agli studenti, per le strade del digitale, permette di fare esperienze nuove ed in modalità condivisa e non deve sussistere necessariamente un Virgilio, una guida prestabilita: in questo modo il viaggio sarà occasione di interscambio e sarà arricchente per entrambe le generazioni! Così facendo i giovani probabilmente ricominceranno ad aprirsi di più, restituendo al ruolo genitoriale la funzione di supporto e comprensione. Curiosità e confronto dialettico, piuttosto che divieto e paura, sono le chiavi di questa esperienza.

Una legislazione efficace, più che vietare, dovrebbe orientarsi verso una proposizione equilibrata di opportunità (a titolo esemplificativo l’interazione con i videogiochi permette di sviluppare molte competenze trasversali) e rischi (che ho in parte già sopra descritti), proponendo linee guida operative, magari fondate partendo dall’esperienza di istituti scolastici che già lavorano in questa direzione: a Modena, ad esempio, è stato implementato un protocollo per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito scolastico. Parallelamente sarebbe opportuno istituire percorsi formativi strutturati di educazione ai media, rivolti sia agli adulti sia ai ragazzi, per i quali sono personalmente disponibile a collaborare, al fine di erogare interventi di educazione digitale nell’ambito di scuole, famiglie e aziende.

Infine, sono favorevole ad aumentare l’età di iscrizione sui social, perché ritengo sia necessario aver prima sperimentato competenze emotive, comunicative e di ragionamento critico importanti; magari si potrebbe cominciare col favorire dei semplici videogiochi, dove bambini e adolescenti possano sperimentare, insieme alle figure adulte di riferimento, queste competenze, allenandole per quando potranno iscriversi ai social. Potrebbe essere un’esperienza divertente e maturativa allo stesso tempo.

 

Alleanza digitale e patto di “relazione” per un equilibrio sano tra connettività e realtà

A Ferrara, Fondazione Estense sta conducendo da alcuni mesi il progetto “Alleanza digitale”, patrocinato dal Comune di Ferrara e dal Coni provinciale. Si tratta di un progetto educativo, basato su una pedagogia della proposta anziché del divieto, che se da un lato punta ad aiutare i ragazzi a comprendere l’importanza della dimensione corporea nelle relazioni, dall’altro mira ad offrire agli adulti alcuni strumenti di comprensione del proprio rapporto con la tecnologia, affinché possano essere guide più consapevoli sia con riferimento alle responsabilità nell’utilizzo dei supporti digitali, sia per quanto riguarda  la formazione di un pensiero critico sui media da parte dei loro figli – spiega l’Avv. Marianna Pellegrini, Segretario Generale Fondazione Estense. 

Avviato grazie al coinvolgimento di 19 società sportive del territorio, dallo scorso novembre è stato inserito anche tra le proposte formative degli istituti scolastici di Ferrara e provincia. Attraverso incontri con esperti in classe, mira ad offrire agli studenti strumenti utili per prevenire e contrastare le dipendenze dai device e migliorare la gestione del tempo e del corpo. Il progetto ha come obiettivo quello di supportare i ragazzi nel riconoscere e accogliere le proprie emozioni – prosegue l’Avv. Pellegrini- sostenerli nel loro percorso evolutivo aiutandoli a percepire la bellezza delle relazioni in presenza, individuando analogie e differenze tra reale e virtuale nella sfera affettiva. La squadra di formatori è composta da professionisti in diversi campi, quali: pediatri, pedagogisti, psicologi e psicoterapeuti, sociologi, psicomotricisti, docenti di scuola primaria e secondaria, docenti di scienze motorie e coach ICF. Alleanza digitale è un progetto ampio e articolato, che mira a far crescere una comunità educante, più informata e protetta, in cui famiglie, scuola e società sportive sono alleate nel perseguire il benessere fisico e mentale delle giovani generazioni nell’era digitale, contrastando al contempo il drop-out sportivo che minaccia gli ambienti delle palestre e dei campi di allenamento di Ferrara.

Secondo la sua valutazione e negli incontri con genitori e ragazzi, le persone sanno cosa significhi un uso “consapevole” delle tecnologie?

Il Progetto è iniziato da pochi mesi e forse è ancora presto per un bilancio. Negli incontri per i genitori che ho condotto finora mi è sembrato che si siano sentiti accolti e liberi di esprimere i dubbi e le perplessità che vivono regolarmente quando vedono i loro figli interagire con lo smartphone. Mi è sembrato anche che abbiano apprezzato gli spunti e l’indicazione loro data di svolgere attività digitali insieme ai figli. Come, ad esempio, cercare insieme un influencer che si occupa di cucina per cucinare insieme un piatto nuovo in famiglia: in questo modo il digitale diventa una scusa per condividere attività insieme online, ma anche offline, ristabilendo quel dialogo famigliare, che oggi sembra un po’ perso per la distanza di abitudini e di slang, che stanno creando un divario sempre maggiore con le nuove generazioni. 

Alla fine dei nostri incontri lasciamo ai genitori delle tracce di contratti, una da utilizzare prima di dare il cellulare e l’altra più indicata qualora il cellulare fosse già in uso da parte dei figli: si tratta di bozze di accordi che genitori e figli possono personalizzare per concordare insieme, in famiglia, regole condivise da rispettare, tempi, luoghi e modalità di utilizzo dei device.

Gianluca Frozzi si è soprannominato Cyber Psicologo: che cosa sottende questa referenza e lei di cosa si occupa?

Lo sviluppo tecnologico e digitale sta avendo un impatto sempre più importante e pervasivo nelle nostre abitudini e nella nostra interazione con gli altri. Ormai la nostra vita, come dice Floridi, è onlife: un continuo alternarsi tra momenti offline e online. Lo Psicologo Digitale, o Cyber Psicologo come mi sono rinominato, si occupa del rapporto tra le persone e i fenomeni creati dall’interazione con il digitale, di attività di educazione digitale che favoriscano nelle persone lo sviluppo di un’interazione consapevole con i dispositivi digitali, a partire dallo smartphone. Qual è l’impatto emotivo che mi da un contenuto? Quali sono le strategie comunicative e comportamentali che mi consentono di farla rimanere per me un’esperienza positiva e sviluppare competenze di cittadinanza digitale, piuttosto che scivolare in abitudini disfunzionali e rischi di disagio o psicopatologie, dovute a un abuso o una dipendenza? Lo psicologo digitale si occupa anche di contrastare il tecnostress: avviene quando le persone, soprattutto adulte, ma avverrà sempre di più anche negli studenti, sono troppo sopraffatte e quindi stressate dall’uso delle tecnologie. Per affrontare il problema occorrono tempo, risorse, professionisti e quell’alleanza tra istituzioni, scuola e genitori senza cui l’educazione è destinata ad arrendersi ai divieti soltanto. Indipendentemente dai diversi punti di vista, appare evidente l’urgenza di affrontare la questione, cercando un equilibrio tra la necessità di protezione e quella di permettere uno sviluppo psico-fisico equilibrato, coinvolgendo famiglie, scuole e istituzioni in un dialogo costruttivo.

 

Lei ad esempio quali attività porta nelle scuole e con i genitori per un approccio equilibrato al tema?

Ho un approccio esperienziale, che affianco a tecniche più tradizionali, come colloquio e formazione frontale. Cerco di favorire un clima partecipativo e condiviso, integrando attività analogiche e strumenti/app di didattica digitale. Nei miei interventi solitamente parto facendo riflettere i genitori o i giovani, a seconda di chi viene in consulenza, sul motivo per cui utilizzano lo smartphone o i device, cosa ci fanno, che rapporto hanno, secondo loro, e che rapporto pensano abbiano i loro figli con questi dispositivi. Cerco di capire le dinamiche famigliari: molti genitori riportano la difficoltà a comprendere l’uso che ne fanno i figli, la rabbia dei bambini di fronte al proibizionismo, la complessità di capire il valore che gli adolescenti danno allo smartphone e così via.

Una volta messo a fuoco questo, cerco di fare loro presente quanto sia importante l‘esempio degli adulti di riferimento per bambini e adolescenti: le abitudini e i modelli di comportamento li apprendiamo dall’osservazione dei genitori e il loro supporto, affettuoso e talvolta severo, è fatto di aspetti relazionali e comunicativi, attraverso cui si stabilisce un dialogo e una relazione educante tra permessi e divieti. 

Si lavora inoltre sulla consapevolezza con diversi strumenti. Se ad esempio si è di fronte a difficoltà emotive o comunicative con i contenuti o i social, propongo tavole delle emozioni e/o strumenti specifici, appresi nella mia formazione, come ad es. emotion 3.0 o livestagram, che simula le interazioni in una bacheca dei social network. Se sono di fronte a un eccesso di tempo speso sullo smartphone, introduco degli esercizi per riflettere e bilanciare il tempo passato offline e online, come ad esempio le torte di attività settimanali o attività senza schermi.

Le tecniche e gli strumenti di intervento sono tanti, e dipendono dal tipo di situazione, che sono sempre personali e richiedono azioni personalizzate, siamo tutti diversi. Ma l’obiettivo generale è sempre uno: aumentare la nostra consapevolezza e crescere.

Allenza Digitale. Conferenza stampa di presentazione progetto

Patto sociale sull’utilizzo consapevole del tempo e delle tecnologie. Per una comunità più informata e protetta, in cui famiglie e società sportive sono alleate nel perseguire il benessere fisico e mentale delle giovani generazioni nell’era digitale.

L’utilizzo del telefono cellulare si è insinuato nelle nostre vite in questi ultimi vent’anni, modificando le nostre abitudini, la gestione del tempo e, più in generale, anche i comportamenti sociali; gradualmente poi, l’età di affaccio al mondo “virtuale” si è sempre più abbassata, lasciando che bambini anche di soli 9 anni accedano autonomamente, spesso senza essere stati adeguatamente preparati, ad un mondo sconfinato e per lo più sconosciuto. Non sempre i genitori pongono regole ai propri figli per l’utilizzo corretto dello smartphone, pertanto i ragazzi sono spesso esposti a pericoli sia di contenuto – che cosa guardano sui telefoni – sia derivanti da connessioni troppo prolungate.

Da un confronto con vari professionisti coinvolti sui temi educativi, nella volontà di proporre un diverso approccio al digitale per le famiglie della città di Ferrara, è emerso che il primo passo per riequilibrare il sistema di rapporti e contatti tra i giovani, sia stimolarli alle relazioni in presenza, senza la mediazione di schermi, e invitarli ad un uso positivo del corpo, come stimolo, anche fisico, per una crescita armoniosa, il più libera ed equilibrata possibile, sui diversi piani: psicologico, relazionale, sociale e neuronale. Con ciò recuperando il fatto che corpo e mente non sono “pezzi” a sé stanti, e la persona è l’insieme di questi e altri aspetti.

L’attenzione è quindi stata posta sul ruolo centrale che lo sport ha nello sviluppo psico fisico, in quanto suscita abitudini più salutari e favorisce relazioni in presenza; dalle più recenti rilevazioni statistiche sportive è emerso purtroppo un aumento del c.d. drop out sportivo nella generazione dei cosiddetti nativi digitali (nati tra il 1997 e il 2012). Nello sviluppo del progetto, si è rilevato anche – ascoltando alcuni istruttori – che l’abbandono sportivo potrebbe essere in parte correlato alla tendenza, da parte dei giovani e giovanissimi, a “perdersi” nell’utilizzo di dispositivi digitali durante il tempo libero, ritrovandosi poi costretti a rinunciare agli allenamenti sportivi per recuperare il tempo necessario per lo studio.

Al fine di raggiungere le famiglie, per proporre un diverso e più consapevole approccio al tempo e al digitale, si è quindi concepita una alleanza digitale: il patto sociale che verrà proposto e sottoscritto pubblicamente il prossimo 7 marzo 2024 sancirà l’impegno delle società sportive a collaborare tra loro, e con le Istituzioni ferraresi tutte, per coinvolgere i ragazzi e i loro genitori al fine di  sensibilizzarli e aiutarli a riflettere sul corretto utilizzo delle piattaforme digitali (web, social, app digitali), offrendo suggerimenti di buone pratiche per un uso consapevole del tempo in riferimento alla tecnologia.

Il progetto, che si avvale del supporto tecnico amministrativo del CSV Terre Estensi, si svilupperà per la durata di due anni (fino al 30/06/2026) e potrà godere della promozione che verrà sviluppata in tutta la città tramite l’evento di lancio pubblico che Fondazione Estense sta organizzando per il 7 marzo al Palasport di Ferrara, con il patrocinio del Comune di Ferrara. Confidiamo, con tale progetto, di accrescere negli adulti e nelle giovani generazioni (adolescenti e preadolescenti) la consapevolezza e il senso di responsabilità nell’utilizzo dei supporti digitali, stimolandoli nel contempo a “riscoprire” le attività di relazione in presenza, in una gestione del tempo per quanto possibile libera dai condizionamenti dei media.

Per modificare il comportamento di bambini e di adulti iperconnessi, così come l’atteggiamento rassegnato dei genitori verso figli iperconnessi, il progetto mette in campo un gruppo di formatori che si avvarranno dell’esperienza sul tema specifico di professionisti della comunicazione in era digitale (aps di Udine “MEC” – Media Educazione Comunicazione).

Sul sito internet www.alleanzadigitale.org verranno pubblicate le date degli incontri dedicati ai genitori interessati (ad oggi oltre 1300), che si terranno in sale “comode” da raggiungere, al fine di facilitare al massimo la partecipazione agli incontri formativi da parte delle famiglie.

I ragazzi invece (ad oggi oltre 1200) avranno incontri formativi nelle sedi delle rispettive società sportive, alla presenza del referente del progetto che è stato già individuato all’interno di ogni società sportiva di riferimento. Per dare sostenibilità futura al progetto, alle società sportive rimarrà in dote un “kit di formazione”, che aiuterà gli istruttori a proseguire nella formazione autonoma, per essere in grado di affrontare l’educazione digitale con i ragazzi negli anni a venire.

Sempre da un confronto con i professionisti coinvolti nel progetto, è emerso che è importante educare al digitale i neo-genitori fin da subito; per questo il progetto intende coinvolgere anche i pediatri di base, che stanno peraltro per partecipare ad una formazione specifica finanziata dal Servizio Sanitario Nazionale. Il progetto “Alleanza digitale” permetterà di distribuire presso ogni ambulatorio pediatrico della provincia di Ferrara documentazione preparata ad hoc dalla aps “MEC” di Udine, associazione che segue anche il progetto con la ASL (il quale non prevede materiale divulgativo da lasciare in consultazione ai genitori – ma solo per i pediatri).

Il progetto partirà in fase sperimentale a febbraio e da marzo/aprile cominceranno gli incontri di formazione, per poi da settembre avvicinare anche il modo della scuola – con cui verranno presi accordi a giugno prossimo.

Il progetto avrà durata biennale, ovvero fino al 30/06/2026.

Il logo del progetto “Alleanza digitale” è stato ideato da Elisa Rizzi, studentessa di 5^D indirizzo grafico del Liceo Artistico “Dosso Dossi” di Ferrara, risultata vincitrice di un concorso interno, a fronte di un accordo di collaborazione siglato con la scuola dalla Fondazione Estense.

La grafica del sito e del materiale che verrà utilizzato per la promozione è di Giulia Boari.

Il sito internet è curato da Consulentiweb.com

Progetto patrocinato dal Comune di Ferrara, ideato e coordinato dalla Fondazione Estense in stretta collaborazione con:

Rudy Bandiera
Divulgatore, definito da LinkedIn “Top Voice”, ovvero tra i 20 italiani da seguire sulla piattaforma professionale. Presentatore, speaker, docente e scrittore con focus su comunicazione e innovazione.

Giordano Barioni
Educatore, formatore in ambito di progettazione sociale, pedagogo supervisore; da quattro anni giudice onorario al Tribunale dei Minori di Bologna, in ricerca permanente, curioso, amico della nonviolenza, lettore seriale di gialli, appassionato di musica di ogni tipo, sposato da 40 anni.

Leonardo Burchi
Informatico e fanatico della tecnologia per lavoro, dirigente di una società di pallacanestro per passione. Da oltre 15 anni nella pallacanestro, prima come istruttore nazionale del settore giovanile arbitri, ora responsabile organizzativo di Scuola Basket Ferrara.

Stefano Michelini
Coach dal campetto alla nazionale, da 15 anni voce Rai basket, docente CONI scuola dello sport, imprenditore: oggi impegnato per FERRARA BASKET 2018 al proselitismo e sostenibilità.